mercoledì 17 febbraio 2016

La vita può iniziare di nuovo ... a quanti anni?

"La vita può iniziare a 44 anni?", scriveva tempo fa un mio contatto su fb.
A 50? A 60 anni? Aggiungo io.
Voi che leggete, cosa ne pensate? Si può cambiare vita e iniziare qualcosa di nuovo in età anche abbastanza avanzata?

A sentire Umberto Veronesi, il famoso oncologo, la risposta è scontata ed ovviamente è sì.
La sua non è solo teoria: Veronesi dopo una lunga e fortunata carriera  all'età di 65 anni ha fondato l'Istituto europeo di oncologia e a 78 anni la Fondazione per il progresso delle Scienze.
Insomma, nel momento in cui molti suoi coetanei andavano in pensione Veronesi era più attivo che mai e ancora oggi, a 90 anni, ha una grinta da invidiare.
Merito dell'atteggiamento mentale, secondo lui.
Il segreto è quello di essere sempre mentalmente attivi.


Se poi consideriamo che in Italia i posti di rilievo sono occupati per la maggior parte da cariatidi umane direi che più andiamo avanti e più dal punto di vista professionale possiamo aspettarci un futuro roseo.
Sarà cosi?

Secondo alcune teorie sono le convinzioni diffuse a convincere le persone che passata una certa età non si possano più fare molte cose.
Io non la vedo così, penso però che ci siano delle fasi e quello che ti andava di fare a 20 anni non è la stessa cosa che può farti stare bene a 30 o a 40.
Si cresce insomma, cambiano le esigenze, a volte anche il modo di pensare, ma ciò non significa immobilismo in attesa della fine.
La vita può iniziare di nuovo tante volte, in modi differenti, a seconda di quelli che sono i nostri desideri.

Chi ha detto che non si possa buttare all'aria un lavoro solo perchè regolato da un ormai ambitissimo contratto a tempo indeterminato?
Chi ha detto che non ci si possa innamorare a 80 anni o prendersi una pausa per fare un viaggio?
Chi ha detto che debba essere tutto scritto, standardizzato?
Chi ha detto che se esci dagli schemi sei pazzo, irresponsabile?
Questo in realtà viene detto spesso.
Infatti ci sono persone che vivono come automi, facendo ciò che assurde regole sociali impongono, anche se questo non li rende affatto felici.

Le domande che dovremmo porci sono altre.
Chi ha detto che se cambio deve andare male per forza?
Chi ha detto che se faccio un figlio non posso più lavorare?
E' una regola standard?
No! Se mi guardo intorno vedo che la maggior parte delle mamme non lavora o è mobbizzata, ma c'è anche una minima parte di loro che riesce a conciliare casa e lavoro oppure riesce a trovare un nuovo equilibrio lavorativo, come mai?
Questo significa che la regola non vale per tutte.
E se la regola non vale per tutte non è un dato di fatto, solo una statistica.
Chi ha detto che io devo rientrare nella parte statistica che non mi piace?
Sono io che posso scegliere? In che modo? 
Se fossi io stessa con il il mio atteggiamento mentale a sabotarmi?

Il discorso vale per tutto, ad esempio per la crisi economica a cui diamo tante colpe, ma anche per altri motivi.

E se invece fosse come dice Veronesi?
Se dessimo spazio a quei "però" che mettono in dubbio quello che stiamo facendo semplicemente perchè non ci sentiamo felici?
Insomma, la vita può iniziare per noi quando vogliamo?



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