mercoledì 22 giugno 2016

Virginia e le altre

Lei si chiama Virginia Raggi e ormai lo sapete tutti, è il nuovo Sindaco di Roma. Scusate, mi rifiuto di chiamarla sindacA perchè ho troppo rispetto per la lingua italiana. Sindaca non si può sentire, ammettiamolo.
Non voglio scrivere un post politico, non mi piace farlo su questo blog in cui parlo tanto di mamme, di donne e di famiglie, voglio solo dire una cosa.

Virginia Raggi è una donna ed è pure giovane. Hai scoperto l'acqua calda, dirà qualcuno. Intendo dire che lei è una donna, la prima donna alla guida del Campidoglio, in una città, in un contesto sociale, che per quanto si voglia dire il contrario è ancora imperniato di maschilismo. Inutile stare qui a discutere su quanti uomini e quante donne siedono nei cda, hanno ruoli di responsabilità, su quanto guadagnano. Basta leggere le statistiche ufficiali per rendersi conto che per le donne c'è ancora molta strada da fare. Nonostante siano brave e preparate.

Arriva un certo punto della tua vita in cui ti siedi su una sedia per fare un colloquio e l'esaminatore non vede te, ma il tuo utero. Per legge non può domandarti se hai intenzione di fare figli, ma a volte lo fa. Come a volte ti chiede scherzando quale è la tua situazione sentimentale e se rifiuti di rispondere sei fuori in un attimo, ovviamente per altri motivi che ti rendono una candidata poco idonea.

Virginia Raggi è sindaco ed è anche una mamma.
E non è solo lei la novità di queste elezioni comunali 2016 a Roma.
Su 14 municipi in cui si è votato, 7 presidenti eletti sono donne.

Sta forse cambiando qualcosa? Stiamo forse iniziando a capire che le donne, anche se mamme o future mamme, possono essere considerate valide risorse per la nostra società?

Ora, non voglio discutere su idee, programmi e capacità delle elette, voglio solo dire che quello espresso dal voto nei confronti delle donne è un segnale molto importante.
Soprattutto se avviene in un Paese come il nostro dove si è parlato tanto di quote rosa per sfondare quel famoso tetto di cristallo che impedisce alle donne di accedere alle cariche elettive.

Quindi penso alla mia bambina.
Vorrei dirle che da grande che potrà fare il lavoro che vuole senza sentirsi discriminata. Vorrei raccontarle che quando ero giovane io le cose erano più difficili per le donne e che sono state ancor più difficili per le donne delle generazioni precedenti alla mia, anche se ora che parlo questa cosa è solo un vago ricordo.
Vorrei dirle che può esprimere il suo talento e anche diventare mamma perchè la società le darà una mano, fornendo sevizi utili come scuole che funzionano, visite facili da prenotare ecc. Vorrei dirle che nessun datore di lavoro le farà una colpa per la sua maternità, ma che anzi le farà gli auguri perchè sta facendo una gran cosa per tutti noi visto che i giovani sono il futuro e senza giovani una società muore.
Vorrei dirle queste e tante altre cose che spero si avverino.






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